Da
quando siamo stati catapultati nell’emergenza “Covid-19”, senza esitare, gli
operatori hanno preparato la loro valigia colma di coraggio, impegno, senso del
sacrificio, umanità, competenza, dispositivi per proteggere e proteggersi.
I
volontari fanno i conti con la propria e l’altrui paura, con la propria e
l’altrui rabbia, con l’incertezza, a volte con la solitudine, tutte emozioni
naturali che si hanno il diritto di provare ma non è sempre facile contenere in
sé e negli altri. Inoltre la capacità di adattamento e l’essere flessibili a
cui già erano abituati sono diventati un allenamento quotidiano.
Dietro
le mascherine, dentro le “armature” per proteggere sé e i propri cari da
eventuali contagi, batte forte il cuore dei volontari e, come ho potuto
sperimentare nei colloqui effettuati nell’ambito dello sportello di consulenza psicologica
Anpas, oltre il senso del dovere emerge un grande desiderio di accudire e
preservare i pazienti fisicamente ma anche umanamente. È importante per gli
operatori infatti, oltre adottare tutte le procedure sanitarie previste, anche
accompagnare, spiegare ai pazienti e ai loro familiari quanto sta accadendo nel
mezzo di un soccorso o di un ricovero legato al Covid-19. L’idea che i pazienti
siano esposti a sofferenza, preoccupazione, angoscia spinge i volontari a
conferire dignità, a proteggere con un calore ricco di professionalità,
rispetto, empatia, riconoscimento dell’altro.
Ci
sono costi emotivi nel far coincidere competenze sanitarie con la sensibilità,
capacità di ascolto e solidarietà? Certo, perché la corazza che molti
suggeriscono di costruire per proteggersi dalle emozioni negative non solo
rischia di soffocare e non gioire per le esperienze positive, ma non permette
di trasmettere i valori che guidano i volontari.
Il
suggerimento prezioso è prendersi cura di sé per poter prendersi cura degli
altri.
Nella
quotidianità frenetica che assale gli operatori sanitari, è importante
fermarsi, prendersi uno spazio per confrontarsi con la propria stanchezza,
cercare ascolto e conforto nell’altro senza per questo sentirsi deboli. La vera
forza sta nel saper riconoscere i propri bisogni e anche chiedere aiuto se
necessario, ai propri cari senza paura di sopraffarli, ai colleghi e anche al
servizio di consulenza messo a disposizione da Anpas. È utile conoscere se
stessi, essere consapevoli di aver in alcuni momenti bisogno di ricaricare le
batterie, nutrire e liberarsi da quello che pesa.
Proteggersi per proteggere gli altri è un
incoraggiamento fatto a volontari che lottano ogni giorno per il benessere
della collettività.Grazie
per quello che fate ogni giorno!